Ghostland, di Edward Parnell (2019)

È molto improbabile che il libro di Edward Parnell venga tradotto nella nostra lingua, e forse è giusto così – si tratta di un testo terribilmente anglocentrico, e richiede una mappa (o Google Maps) a portata di mano per seguire le peregrinazioni dell’autore.
Ma è anche un libro estremamente interessante per ciò che è, e per come fa ciò che vuole fare.

Ghostland è al contempo un saggio sui generis sulla narrativa sovrannaturale inglese classica, una esplorazione del paesaggio delle isole britanniche e del rapporto fra il paesaggio, il folklore e la letteratura, il tutto attraverso la lente estremamente personale delle esperienze dell’autore. È quindi anche una sorta di autobiografia e un libro di viaggio.

Al centro del volume c’è una tragedia personale – gli eventi che hanno portato Edward Parnell a perdere, in un lasso di tempo molto breve, entrambi i genitori e il fratello maggiore.
Per elaborare questo lutto, Parnell si mette in viaggio per visitare i luoghi della sua infanzia, esplorati a suo tempo coi suoi familiari, seguendo il filo conduttore di due passioni che l’autore condivideva col fratello: le storie di spettri e il birdwatching.

Nel corso di quest strano pellegrinaggio, Parnell ritorna nei luoghi di M.R. James, Arthur Machen, Sheridan LeFanu e tutti gli altri grandi autori del sovrannaturale, e ne ripercorre le vicende, ricordando le storie più importanti per la sua esperienza di lettore – e non solo, perché ci sono gli adattamenti televisivi, e i film, e tutto quell’immaginario macabro che fu uno dei capisaldi dell’intrattenimento per ragazzi negli anni ’70.

Alcuni recensori hanno fatto notare come l’analisi della letteratura britannica del sovrannaturale fatta da Parnell sia incompleta e poco accademica; altri hanno sottolineato come non gliene freghi assolutamente nulla degli avvistamenti di corvi, passeri e altri uccelli ai quali Parnell dedica ampio spazio, nel percorere i boschi e le brughiere che fecero da sfondo ai lavori dei suoi autori preferiti.
Le pagine sono costellate non solo di titoli e riferimenti letterari, ma anche di fotografie, scattate dall’autore durante il suo viaggio, e illustrazioni tratte dal folklore e dalla storia del territorio.
Questi critici si perdono per strada un punto essenziale – il fatto che questo libro non è e non vuole essere un saggio esaustivo sulla letteratura fantastica, ma un viaggio personale attraverso una passione privata, vissuta come un legame con persone che non ci sono più.

Ghostland è una lettura interessante e a tratti dolorosa.
Per chi è cresciuto con le vecchie storie di fantasmi, è come una chiacchierata con un vecchio amico o forse, chissà, come guardarsi allo specchio.

E sì, questo post contiene un link commerciale ad Amazon, che porta una piccola percentuale nelle mie tasche in caso di acquisto da parte vostra – e considerando che l’ebook al momento costa quasi 15 euro, il consiglio è di spendere un paio di euro in più ed acquistare il cartaceo.

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